mercoledì 28 settembre 2016

Il motivo dell'odio

Visto che qualcuno si chiede cosa ho imparato, ho deciso di mettere nero su bianco quello che mi spinge ad evitare come la peste il gruppo mamme della classe di mia figlia.
Dopo la fine della scuola dell'infanzia e un'esperienza molto negativa con le mamme e l'insegnante di mia figlia, valuto che o mi metto in prima linea, cercando di migliorare la mia immagine o non avrei mai saputo nulla di cosa sarebbe accaduto alle elementari, per cui decido di candidarmi come rappresentante di classe, ovviamente fui l'unica e venni eletta. Per due anni ho dato il meglio di me, cercando di capire cosa non andasse e cercando di risolvere ogni minimo problema mi si ponesse di fronte. Organizzando la festa di Natale, anche se odio profondamente il Natale e tutta l'ipocrisia che lo circonda, ma era il mio compito e lo feci. Andando a chiedere cose che io non condividevo, ma che come rappresentante mi veniva richiesto da una parte delle mamme. Mi rendevo conto che non ero quella che loro volevano, ma speravo capissero che la mia "diversità" non fosse una cosa negativa, solo eccentricità. 
Inizia la terza elementare e un giorno succede che mia figlia graffia un compagno di classe, la mamma di questo mi bombarda di messaggi, dicendomi di chiedere a mia figlia cosa avesse fatto il figlio di questa per meritarsi un graffio, ma, tanto per cominciare mia figlia era in palestra, poi era contro l'insegnamento che voglio dare a Giada: prendersi le sue responsabilità. Non mi interessava sapere cosa avesse fatto quel bambino, mi interessava solo fare capire a mia figlia che qualunque cosa avesse fatto, sicuramente la reazione corretta non era quella di alzare le mani. Per cui mi rifiutai di parlargliene in quel senso, ma le garantii che avrei preso provvedimenti. Di fronte alla sua insistenza chiamai la maestra e le chiesi di spostare di banco i bambini, lei mi disse: "mi dispiace, pensavamo potessero andare d'accordo". Finii la telefonata e mandai una messaggio alla signora dicendole che avevo chiesto che venissero spostati e che la maestra mi aveva chiesto scusa per quello che era accaduto, il tempo di mandare il messaggio e mi resi conti di essermi spiegata male, chiamai subito per spiegare esattamente cosa ci eravamo dette io e l'insegnante. La signora mamma il giorno dopo stampò la conversazione per chiedere all'insegnante se era vero quello che avevo scritto, ovviamente tralasciando che io l'avevo chiamata per chiarirmi. L'insegnante mi convocò e io spiegai l'accaduto, lei capì. Io scrissi nel gruppo mamme che non reputavo corretto stampare conversazioni private, senza fare nomi, ma queste se la presero con me dicendo che dovevo dire di chi stessi parlando, come se quello fosse la cosa importante, non il fatto che fosse stata violata una legge, ma che si dicesse chi l'aveva fatto. Quando questa confessò di essere lei la colpevole si schierarono tutte dalla sua parte.
Dal giorno dopo niente fu lo stesso, sentivo astio nei miei confronti, quando arrivavo si smorzavano i sorrisi, ma nessuno mai disse nulla. Fino al 25 ottobre 2015, quando venne il momento dell'elezione del rappresentante di classe. Andò tutto bene, fino a quando le maestre uscirono per lasciare che la discussione e l'elezione avvenissero senza interventi da parte loro. Io uscii ad avvisare mia madre che tempo 1/2 ora avremmo finito, visto che sarebbe dovuta andare a prendere Giada in palestra e rientrai. La mamma che aveva accettato il compito di scrutatrice stava prendendo la disponibilità per fare la rappresentante, io entrai raggiunsi il mio posto e mi feci volontaria, calò il silenzio. Prese la parola la mamma del bambino sfregiato e cominciò ad attaccarmi, dandomi della pettegola, di una in grado solo di parlare, ma dai pochi fatti. Disse che avevo portato dentro scuola solo bugie e altrettanto avevo fatto con loro, che anche le maestre dicevano che ero una bugiarda, chiesi allora di far rientrare le insegnanti, dato che era la sua parola contro la mia e che se avessero voluto sapere la verità, l'unica era chiedere a loro. L'avessi mai fatto. Si misero a urlare di piantarla che ero solo una stronza e una mamma mi colpì in maniera particolare. Era una di quelle che ogni giorno mi salutava con un sorriso smagliate, sempre carina e gentile. Era seduta dietro di me, scattò in piedi urlando: "Ma non hai ancora capito che stai sul cazzo a tutte?". Un'altra mamma mi disse che lei mi guardava ogni mattina e che ogni mattina entravo a scuola per 10/15 minuti, che lei stava fuori apposta a guardare, mi cronometrava e mi chiese: "ma di cosa parli con le maestre?", in verità io ogni mattina accompagnavo una bimba che aveva bisogno di aiuto per spogliarsi e io entravo per quello, ma non potevo dire nulla, perché appena cercavo di parlare mi urlavano di piantarla, di smetterla di mentire, di finirla con il girare la frittata. Io lì non capii più niente, vedevo solo donne urlanti, non riuscivo a rispondere ero basita. Chi cercava di mettere calma veniva zittito in malo modo, chi cercava di difendermi riceveva lo stesso mio trattamento. Sta di fatto che niente, nessun altro voleva fare la rappresentante per cui chiamarono la maestra, dicendole che piuttosto che avere me sarebbero state senza, ma la cosa era infattibile e se fossi stata l'unica candidata, se anche mi fossi votata da sola, la rappresentante sarei stata io. Al che la maestra andò via e il panico prese il sopravvento. Alla fine una mamma disse che se proprio proprio, pur di non avere me, l'avrebbe fatto lei (quella del cronometro), da lì frasi epiche: "Se lo fai ti pago", "Sì, ti prego, ti terrò i bambini tutte le volte che ne avrai bisogno" e lei prese la parola dicendomi che lei non avrebbe mai fatto tutto quello che avevo fatto io, che il mio compito lo avevo svolto con un impegno che lei non avrebbe mai messo e mi ringraziò per quei due anni di lavoro. Non sapevo se ridere o se piangere. La mamma del povero bimbo ferito poi disse la frase finale di quei 25 minuti di insulti: "Sta sera tutte a casa mia che apro la bottiglia di prosecco, finalmente ce la siamo tolta dai coglioni!" 
Me ne andai senza nemmeno votare, volevo solo andare a casa a piangere. Parlai poi con le insegnanti e negarono di aver mai detto che avessi mentito su qualcosa.
Dal giorno dopo mamme che fino al giorno prima non avevano il telefono, chiesero di essere inserite nel gruppo whatsapp e tempo due mesi mi sentii dire che se volevo scrivere qualcosa dovevo anticipare il messaggio alla rappresentante, che avrebbe corretto la forma e autorizzato l'invio, uscii dal gruppo. 
Ho provato a calmarmi, ma non riesco, anzi, lo ammetto non riesco nemmeno più a salutarle, anche se ormai è quasi un anno, anche se ogni giorno le incrocio e loro mi salutano con quel loro sorriso ipocrita.

martedì 27 settembre 2016

Forse questa volta ho imparato!

Questa mattina mentre uscivo da scuola di Giada mi ha fermato un'insegnante e senza tanti preamboli mi ha chiesto se potevo essere una dei volontari per fare il piedibus. La informo che vivendo lontano arrivo ogni giorno in macchina, ma pensandoci bene, visto che si trattava di una volta alla settimana, avrei potuto parcheggiare in centro paese e fare lo stesso la cosa, tanto quattro passi a piedi non hanno mai ucciso nessuno. Verifichiamo il percorso e no, in effetti sarebbe stato un po' un problema, sotto molti aspetti. Rimaniamo in accordo che provo a sentire altre mamme e a vedere se possibile mantenere un servizio gratuito, sicuramente utile alle famiglie. Ho cominciato a pensare di chiedere a questa a quello, magari informo la rappresentante, magari chiamo... MAGARI UN CAZZO! E questa volta per fortuna ci sono arrivata da sola! Dopo tutto quello che mi hanno detto lo scorso anno, io sto ancora a pensare di fare qualcosa di utile? Penso ancora di aiutare? Chiamare? Informare? Ma allora sono proprio stupida! Ho passato due anni a correre a destra e sinistra a mediare da una parte e giustificare dall'altra e per tutta risposta mi hanno dato della bugiarda, stronza, arrivista, egocentrica e mi hanno gentilmente informato che "sto sulle palle a tutte". Quando ho dato una mano a una bambina in difficoltà mi hanno detto che lo facevo per farmi vedere dalle insegnanti, ma di fronte alla mia richiesta di aiuto mi hanno detto che loro non si prendevano la responsabilità di caricare una bambina in auto per portarla a scuola, preferivano vedere un bimba con problemi gravissimi fare 7km a piedi ogni schifosissimo giorno, piuttosto che aiutare qualcuno che non fosse nella loro cerchia di amicizie. Perché si sa, la mano la si da solo agli amici... e adesso? Penso ancora di sbattermi per aiutarle? No, va beh, Stefania sei proprio un'inguaribile pirla! Ma forse questa volta ci sono arrivata da sola e forse riuscirò a dire NO, arrangiatevi, io ho già dato tanto e ho solo ricevuto insulti, sta volta vi arrangiate, trovatevi un volontario, pagate qualcuno, tagliate il servizio, fate quello che volete, ma a me non me ne frega un accidenti!
Mi scusino i miei ideali!

lunedì 1 febbraio 2016

Figli di un bullo inferiore

In questi giorni si parla tanto di bullismo, piaga sociale che attanaglia l'adolescenza da tempi memorabili, ma che con l'avvento dei social network e dei metodi di chat moderni sta prendendo pieghe drammatiche.
Ne parlavo questa mattina con mia figlia mentre l'accompagnavo a scuola. La prima volta che ne abbiamo parlato è stato in prima elementare, quando ancora aveva crisi di pianto per ogni emozione forte, quello che la sconvolgeva era che fino all'anno prima i suoi compagni la consolavano, ora la deridevano. Le dissi che purtroppo era normale e che con il passare degli anni sarebbe, ahinoi peggiorata. Ora sono in terza elementare e la situazione, lei dice, è drammaticamente peggiorata. Quello che lei non capisce è il perché lo facciano: come possono prendere in giro un compagno di classe che ha problemi, quando questi problemi li ha sempre avuti, ma prima era un motivo di affetto e ora un motivo per umiliare questo bambino e metterlo all'angolo? E poi, perché prendere in giro un amico con motivazioni stupide? E in effetti pensiamo ai motivi per cui lei viene derisa e un po' ci vien da ridere:

  1. Mi dicono che sono grassa. Sì, rientri al pelo nel peso forma in effetti... ma dalla parte sbagliata, sei quasi sotto peso!
  2. Mi dicono che ho le orecchie piccole. Sì, e quindi? Se erano grandi? Se erano a sventola? Insomma, ogni motivo è buono per parlare di orecchie...
  3. Mi dicono che non faccio religione. Sì, ma se non sbaglio di religione ne sai più di loro, anche se non sai le preghierine e non vai a messa...
  4. Mi dicono che non sono un maschio, come se non lo sapessi...
  5. Mi dicono che le loro mamme dicono che tu sei una cattiva mamma. Ah, beh, se lo dicono loro...
Ma il controsenso maggiore è CHI le dice queste cose:


  1. la bambina a dieta da quando è nata, tendente all'obesità, che i genitori definiscono "la più bella del Mondo". Sono tanto felice per te, che tu non venga derisa per i tuoi problemi, ma deridere una compagna "anoressica", con la stessa arma che potrebbero usare contro di te, beh, mi sembra un pochino rischioso, così neh, a occhio...
  2. I piccoli della classe, ma non solo di altezza, piccoli... piccoli. Quelli che si comportano da bambini dell'asilo, quelli che la cartella gliela porta mammina, quelli che "è ancora piccolo" ipsa mater dixit
  3. I figli di chi ti dice: "Ma è italiana, dovrebbe essere battezzata" e se gli chiedi il perché, aspettandoti un ragionamento degno di essere chiamato tale, ti rispondono: "beh, è tradizione!". Ah beh, se è tradizione... aspetta che chiamo il prete, non avevo capito...
  4. Gli stessi bambini che "l'orecchino in un maschio è da frocio", quelli che o sono maschi tutti d'un pezzo a otto anni, sì dai, quelli che uscendo da scuola: "Mamma, dai muoviti, prendimi la cartella che pesa, sei sempre lì a chiacchierare come una gallina" e tu sei lì che tifi per lo schiaffone, che puntualmente non arriva. Oppure sono le femminucce, quelle tutte mollette nei capelli e vestitini alla moda, quelle: "Oh, ma... stai benissimooooo", con la stessa inflessione delle loro madri quando ti vedono con un nuovo taglio di capelli...
  5. I figli di quelle mamme che ti hanno insultato con motivazioni di una stupidità imbarazzante, ma che hanno fatto gruppo, si sono sentite forti e... e... hanno fatto le bulle, ma guarda un po'... non l'avrei mai detto! 
E tutto ciò a cosa ci porta? A me sembra tanto che i bambini rispecchino perfettamente i propri genitori, il famoso detto: "la mela non cade lontano dall'albero" calza a pennello. Io sono schifata dai genitori moderni, non sono genitori, sono "paraculi", nel senso che si comportano come se dovessero sempre difendere i propri figli dai problemi e li spingono ad attaccare il prossimo, come se questo fosse il metodo migliore di difesa. Non riescono a capire che loro sono i principali insegnanti dei propri figli, delegando (in contemporanea) maestre e professori a insegnare ai propri bambini l'educazione, il rispetto, la tolleranza, insomma quella sfera di comportamenti che li farà diventare bravi cittadini. Sono loro i primi ad additare, a giudicare e a fare i bulli, giustificando di conseguenza i propri figli, senza rendersi conto che non stanno facendo il loro bene, anzi. Finché madri si permetteranno di deridere altre madri perché non sono come loro, non potremo aspettarci un comportamento migliore dei loro figli, perché è comoda dire: "Così non si fa", la cosa importante è non farlo noi per primi! Se allo stadio urlate ai vostri pargoli di spaccare le gambe agli avversari, perché vi stupite se lo fanno? Se guardando la tv deridete una donna obesa, come potete stupirvi se vostra figlia chiama "cicciona di merda" una compagna? Ammettetelo almeno verso voi stessi, se proprio non ce la fate a fare coming out: i vostri figli sono dei bulli, perché VOI lo siete.