Lo scorso anno, in un momento di ira ho detto cosa pensavo a una persona, questa, dopo quasi un anno e mezzo ancora non mi rivolge la parola, anzi, continua nel suo intento di provocazione, sapendo che faccio fatica a trattenermi, ma non è di questo che voglio parlare, seppur da qui si parte.
Questa persona è una mamma della scuola frequentata da mia figlia, scuola che aveva già visto liti a causa sua ed era addirittura finita sul giornale per aver portato allo stremo una coppia di genitori, che a differenza mia, alla fine aveva sbottato in malo modo, attirando su di sé le ire di maestre e genitori, pur avendo la ragione dalla loro parte. Io per fortuna ho resistito alle provocazioni, anche se ho pagato sulla mia pelle, e su quella di mia figlia, il non essere allineata alle LORO idee.
Insomma, discuto con questa madre e le dico ben chiaro che doveva, questa nostra antipatia, rimanere fuori dalle mura scolastiche, di tutta risposta, per i sei mesi successivi la madre di questa mi sussurra "puttana" tutte le volte che mi passa dietro. Voi direte: sei mesi? E tu non hai fatto niente? No... non ho fatto niente o meglio, alle prime avvisaglie di provocazione pubblica, decido di parlare con la maestra di mia figlia ,per chiederle di intervenire, visto che le provocazioni avvenivano anche nella sua classe e questa di tutta risposta: "Ah, no! Sono fatti vostri, io non voglio entrarci, si arrangi lei!" Nemmeno le avevo detto cosa succedeva, avevo solo chiesto un colloquio, ma evidentemente la signora già sapeva cosa stava succedendo e ovviamente prendeva le parti di chi poteva comandare a bacchetta, chi, di chi di fronte al tipico: "E' per il bene dei bambini!" faceva tutto e il contrario di tutto, senza ragionare e senza mai cercare una soluzione alternativa. Esco dal non-colloquio scornata, anche un po' sconvolta e mi chiedo: "Cosa posso fare?" La mamma in questione quando mi vedeva fuggiva, nemmeno la speranza di poter parlare, parlare con la signora nonna? Quella che ogni singolo giorno mi da della prostituta? E che le dico? La tentazione era di fracassarle il cranio contro un muro e conoscendomi era meglio evitare, per cui per tutto l'anno scolastico ingoio bocconi amari e mi rendo conto che molte altre mamme mi guardano con disprezzo, la piccola fiammiferaia continuava nel suo intento denigratorio e io potevo solo tacere, perché, nonostante tutto chi aveva cominciato ero stata io e quando ci si trova a non ragionare con certa gente è meglio tacere e attendere che anche tutte le altre persone capiscano con chi hanno a che fare, perché ne sono certa, prima o poi accadrà.
Passano i mesi e si arriva a fine anno, periodo di fermento per la festa finale, dove i nostri cuccioli avrebbero ricevuto il "diploma" e sarebbero stati pronti a passare alla scuola successiva.
Una mattina due mamme mi invitano a prendere il caffè, cosa mai accaduta durante quell'anno, ovviamente accetto, sperando sia un tentativo di avvicinamento. Arriviamo al bar e queste mi chiedono di entrare nello "staff" dei genitori coinvolti con la festa finale, ma rifiuto, dato che il giorno di ritrovo era coincidente con quello delle frequenti riunioni del partito di cui facevo parte e considerando il mio impegno politico più importante del teatrino per i bambini rifiuto, facendomi comunque volontaria per altre attività, quali l'organizzazione del rinfresco.
Qualche giorno prima della festa, nessuno mi aveva informato di nulla, chiedo cosa dovessi fare: "Beh, devi essere qui alle 17, mi sembra ovvio, se la festa inizia alle 19!" Sta di fatto che per il nervoso mi si blocca il collo, un male pazzesco, ma essendomela cercata alle 16.45 arrivo alla scuola, entro e mi trovo nella tipica organizzazione femminile: tutte che urlano e corrono senza meta. Chiedo chi siano le mamme che dovrebbero aiutarmi e cosa dovessi fare... "Sveglia, bellaaaaaaa! Sposta i tavoli e le sedie e porta le buste di cibarie dove va il rinfresco, no?" E le altre mamme? Boh? Solo io... nonostante il male, prendo, sposto tavoli, sedie, buste e scatoloni, mi sale un mal di testa pazzesco, ma vabbè, è per il bene dei bambini... all'alba delle 18.00 arrivano due mamme: "Ma che brava, hai già fatto tutto tu? Potevi anche aspettarci!" e scopro che a loro era stato detto di arrivare alle 18. Mi ritrovo alle fine a spararmi in bocca un oki, senza acqua ne niente perché, nel momento in cui prendo un bicchiere, una maestra mi redarguisce dicendo che si mangia e beve dopo la festa. Io come una cogliona, altra definizione non può essere calzante, obbedisco e tento il soffocamento per inalazione del medicinale, ma almeno, dopo una mezz'ora mi passa un po' di male e magari riesco a godermi la festa. Illusa... hai voluto fare il rinfresco? Fai la cameriera Stefania, stai a guardia delle cibarie e la festa te la godrai in un'altra occasione, quale non si sa, ma vabbè, me la sono cercata! Mi veniva da piangere, tanto è vero che di fronte a una maestra che mi chiede come va, non ce la faccio a essere ottimista e mi esce un: "Quest'anno me lo sono vissuto veramente male!" Occhi sbarrati, dietro front.
Passano i giorni, arriva il colloquio finale, quello che dovrebbe darmi indicazioni su mi figlia, che dovrebbe darmi il "biglietto" per la primaria.
Entro, mi siedo, sorridente, certa che mia figlia è una brava bambina, la maestra prende la parola: "Ma che razza di mamma è una che preferisce la politica al teatrino dei bambini? Ho anche cercato un riavvicinamento ordinando di portarti a bere un caffè, ma tu, da arrogante quale sei, hai rifiutato" Mi si gela il sangue! Capisco istantaneamente che non parleremo di mia figlia, siamo alla resa dei conti e in effetti, la signora mi insulta allegramente finché non entra una collega, lì cambia atteggiamento e mi parla di mia figlia, sono attonita. Mi mette di fronte alla descrizione di una bambina con problemi, grossi problemi e per dimostrare quanto da lei affermato mi racconta di un episodio, successo la settimana precedente, dove mia figlia di fronte a un rimprovero scaglia un giocattolo in legno e colpisce un'altra maestra (non presente al colloquio), mi racconta di bambini raggelati, chi scoppia in lacrime, mia figlia in preda a una crisi di nervi, la maestra colpita deve ricorrere a del ghiaccio sulla nuca, una situazione apocalittica. Rimango esterrefatta, non me lo sarei mai aspettato da Giada. Chiedo scusa, sono affranta. Continuiamo nel colloquio e mi chiedono come avesse vissuto la mia piccola la gita e altre esperienza, come il "pigiama party" e su questo faccio notare che probabilmente non aveva granché dormito e la maestra mi risponde, paciosamente: "Lo so che non ha dormito tutta notte, l'ho vista, ma XYZ (il figlio della fiammiferaia) piangeva, voleva la mamma e io me lo sono tenuto tutta notte nel lettino con me, lei non faceva nulla l'ho lasciata lì!" Scusa?!!?!? Decido di tergiversare, ormai è chiaro, sto parlando con un imbecille, decido di finirla, le faccio i migliori auguri per gli anni a venire, esco, mi trovo
di fronte mia mamma, che mi aveva accompagnato per tenere Giada e scoppio in lacrime.
Passa qualche giorno, prendo mia figlia e cerco di ragionare con lei sull'episodio del lancio del giocattolo, lei di tutta risposta nega, e mi dice che probabilmente è stata scambiata per qualcun'altro, perché lei non ha mai reagito così. Non so più cosa pensare, mi trovo di fronte a un dubbio atroce e decido di chiedere comunque scusa alla maestra che aveva subito il "danno" e questa di fronte alle mie scuse si mette a ridere, chiedendomi se stavo scherzando, perché quell'episodio non era mai avvenuto. Il giorno dopo ho ritirato mia figlia da scuola.
Madonna santa!
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