martedì 28 ottobre 2014

I sentimenti non si impongono

Com'è strano quando hai mille concetti da esprimere e non trovi il bandolo della matassa e ti si intrecciano i discorsi e non sai più cosa ti sta passando per la testa. Mi è successo settimana scorsa, dopo che per qualche settimana una mia amica mi ha quotidianamente inculcato le sue idee, il suo modo di vivere e di pensare, certo non lo ha fatto volontariamente, diciamo che voleva rendermi partecipe del suo modo di vivere. Diciamo che non voleva convincermi che la mia vita è sbagliata. Diciamo...
Ma cosa sto dicendo? Non è vero! Non voleva rendermi partecipe, voleva convincermi che la mia vita è sbagliata, che il mio modo di gestire la casa e la famiglia non sono corretti. Quante volte di fronte a una mia lamentela mi ha detto: "Io avrei già divorziato", sì, cara, tu... ma vedi, io non sono nemmeno sposata e i miei canoni di convivenza non sono regolati dal flusso di banconote che passa per il mio portafogli e l'andare d'accordo con il mio compagno non dipende dalla non chalance con cui estrae la carta di credito di fronte a un negozio a me gradito. Non lascio il mio compagno per un altro solo perché è pieno di soldi e non cerco di convincere una persona a portarmi via da dove sto bene. Perché io con il mio compagno sto bene, perché lui accetta ME, le mie paturnie, le mie depressioni, i miei vizi e i miei momenti di euforia. 
Però ti ho ascoltato... e ho rovinato tutto. 
I sentimenti non si impongono, i sentimenti devono venire dal cuore, li devi sentire, non devi tirarli fuori col forcipe. Non si può mischiare l'affetto con l'amore, non si può pretendere di modificare la vita delle altre persone per egoismo, perché per i tuoi standard dovrebbe essere così, come dici tu. Io non sono come te e non vorrei mai essere come te, perché se basi il successo del tuo rapporto di coppia su quanto spende tuo marito per renderti serena o su quante volte al mese te lo mette dentro... beh... la vedo dura che sia per sempre! 
La cosa che mi fa arrabbiare è che mi hai fatto svalvolare, per qualche ora mi ero convinta che avevi ragione e ho cercato di interpretare il mio pensiero, i miei sentimenti, con il tuo metro. Mi ha aiutato, sì, a capire che quella eri tu e non io, ma ho messo di mezzo lui, che ignaro di tutti i tuoi discorsi ha subito la mia sfuriata, il mio sfogo e ora... sta lì... probabilmente senza capire che diamine è successo, ma non chiede niente, non dice niente e a me piange il cuore. Perché io a lui voglio veramente bene, anche se non lo amo. Perché io e lui c'eravamo capiti, non avevamo bisogno del tuo intervento e ora è tutto finito. E io ci sto male molto più per questo: per aver probabilmente fatto male a un innocente, piuttosto che per i soldi, che il mio compagno non mi da. 

lunedì 29 settembre 2014

Una scelta oculata

Oggi sono passata, come ogni giorno, davanti alla vecchia scuola di mia figlia, l'asilo, per intenderci e ho notato un piccolo particolare che mi ha allibito.
Due anni fa in quell'asilo sono successi avvenimenti a mio avviso vergognosi (vd qui) tra cui un comportamento, che io ho sempre equiparato a un capriccio delle insegnanti. 
Durante una visita dell'ASL venne segnalata l'inappropriatezza di un gioco, per cui venne tolto dall'androne della scuola per garantire la sicurezza dei bambini. Inizia la scuola e due delle maestre cominciano a lamentare l'assenza di questo gioco e la necessità di aggiungerne uno nuovo. Io, vice-rappresentante di classe dei "grandi" feci notare che la cosa migliore sarebbe stata segnalare al comune questa necessità, richiedendo che, come d'ufficio era stato tolto un gioco, d'ufficio dovevano metterne uno nuovo. Ma no, guai a pensare di scrivere una lettera o far notare una mancanza a chi di dovere, la scelta migliore era, secondo loro, vendere qualsiasi cosa per racimolare la cifra necessaria per acquistare quello che volevano loro. Le altre mamme, di fronte al "è per il bene dei bambini" accettano e si comincia a fare merende a pagamento, vendita di torte, biscotti e cioccolatini nel giardino della scuola stessa. Ovviamente senza nessun permesso di alcuna autorità, ma "si è sempre fatto così". Faccio notare allora che così facendo i soldi arrivano sempre dalle stesse tasche, quelle di noi genitori e propongo di fare uno dei mercatini organizzati dalla proloco, che, in caso di partecipazione di una scuola, dava lo spazio gratuitamente. Ovviamente mi ritrovo, a dicembre a gestirmi il mercatino per i fatti miei: monto il gazebo, porto il tavolo e le sedie (il tutto gentilmente prestato dal partito in cui militavo), monto il mercatino e mi metto al gelo ad attendere qualcuno che mi dia una mano. In tutta la giornata io e altre due mamme e una maestra. Ricavato sui 150euro, non male, per un periodo di crisi. Torno a a scuola e vengo insultata allegramente perché lamento il fatto di essere stata una delle tre ad aver dato una mano, ma dopotutto si sa che la domenica la gente ha voglia di stare con la famiglia, io no eh... Ovviamente quando ripropongo di partecipare a un mercatino vengo derisa e si continua a vendere di tutto e di più alle solite mamme dell'asilo stesso. Sta di fatto che verso maggio finalmente ordinano il gioco che le maestre desideravano tanto. Arriva verso metà giugno, in pratica 15 giorni prima della chiusura della scuola e con mio grande stupore mi trovo di fronte un mini scivolo, di plastica colorata. Le maestre ce lo mostrano sorriso a 42 denti, orgogliose del meraviglioso acquisto, ma redarguiscono i bambini più alti, perché loro lì non possono andare. Ovviamente, se avete letto il post che vi dicevo all'inizio capirete che io ho ingoiato il solito boccone amaro e me ne sono andata disgustata, ancora di più quando, quel gioco, che sostituiva uno di legno piazzato nell'androne della scuola, viene messo nel giardino. Non mi sembra assolutamente la sostituzione tanto agognata Oggi ho avuto la soddisfazione di vedere che quel BELLISSIMO gioco è stato "cellophanato", i bambini non posso più usarlo, grandi o piccoli che siano. Una scelta oculata, vero care maestrine? 

sabato 22 febbraio 2014

Come rovinarsi un anno di vita con un semplice sbotto!

Chi mi conosce lo sa, non ho esattamente un carattere semplice, mi infiammo facilmente, ma altrettanto facilmente mi passa e il rancore non è un sentimento da me provato molto spesso; diciamo che con tutte le discussioni e litigate che ho fatto in vita mia, provo rancore solo per chi mi ha deliberatamente fatto del male, con cattiveria e costanza.
Lo scorso anno, in un momento di ira ho detto cosa pensavo a una persona, questa, dopo quasi un anno e mezzo ancora non mi rivolge la parola, anzi, continua nel suo intento di provocazione, sapendo che faccio fatica a trattenermi, ma non è di questo che voglio parlare, seppur da qui si parte. 
Questa persona è una mamma della scuola frequentata da mia figlia, scuola che aveva già visto liti a causa sua ed era addirittura finita sul giornale per aver portato allo stremo una coppia di genitori, che a differenza mia, alla fine aveva sbottato in malo modo, attirando su di sé le ire di maestre e genitori, pur avendo la ragione dalla loro parte. Io per fortuna ho resistito alle provocazioni, anche se ho pagato sulla mia pelle, e su quella di mia figlia, il non essere allineata alle LORO idee. 
Insomma, discuto con questa madre e le dico ben chiaro che doveva, questa nostra antipatia, rimanere fuori dalle mura scolastiche, di tutta risposta, per i sei mesi successivi la madre di questa mi sussurra "puttana" tutte le volte che mi passa dietro. Voi direte: sei mesi? E tu non hai fatto niente? No... non ho fatto niente o meglio, alle prime avvisaglie di provocazione pubblica, decido di parlare con la maestra di mia figlia ,per chiederle di intervenire, visto che le provocazioni avvenivano anche nella sua classe e questa di tutta risposta: "Ah, no! Sono fatti vostri, io non voglio entrarci, si arrangi lei!" Nemmeno le avevo detto cosa succedeva, avevo solo chiesto un colloquio, ma evidentemente la signora già sapeva cosa stava succedendo e ovviamente prendeva le parti di chi poteva comandare a bacchetta, chi, di chi di fronte al tipico: "E' per il bene dei bambini!" faceva tutto e il contrario di tutto, senza ragionare e senza mai cercare una soluzione alternativa. Esco dal non-colloquio scornata, anche un po' sconvolta e mi chiedo: "Cosa posso fare?" La mamma in questione quando mi vedeva fuggiva, nemmeno la speranza di poter parlare, parlare con la signora nonna? Quella che ogni singolo giorno mi da della prostituta? E che le dico? La tentazione era di fracassarle il cranio contro un muro e conoscendomi era meglio evitare, per cui per tutto l'anno scolastico ingoio bocconi amari e mi rendo conto che molte altre mamme mi guardano con disprezzo, la piccola fiammiferaia continuava nel suo intento denigratorio e io potevo solo tacere, perché, nonostante tutto chi aveva cominciato ero stata io e quando ci si trova a non ragionare con certa gente è meglio tacere e attendere che anche tutte le altre persone capiscano con chi hanno a che fare, perché ne sono certa, prima o poi accadrà.
Passano i mesi e si arriva a fine anno, periodo di fermento per la festa finale, dove i nostri cuccioli avrebbero ricevuto il "diploma" e sarebbero stati pronti a passare alla scuola successiva. 
Una mattina due mamme mi invitano a prendere il caffè, cosa mai accaduta durante quell'anno, ovviamente accetto, sperando sia un tentativo di avvicinamento. Arriviamo al bar e queste mi chiedono di entrare nello "staff" dei genitori coinvolti con la festa finale, ma rifiuto, dato che il giorno di ritrovo era coincidente con quello delle frequenti riunioni del partito di cui facevo parte e considerando il mio impegno politico più importante del teatrino per i bambini rifiuto, facendomi comunque volontaria per altre attività, quali l'organizzazione del rinfresco. 
Qualche giorno prima della festa, nessuno mi aveva informato di nulla, chiedo cosa dovessi fare: "Beh, devi essere qui alle 17, mi sembra ovvio, se la festa inizia alle 19!" Sta di fatto che per il nervoso mi si blocca il collo, un male pazzesco, ma essendomela cercata alle 16.45 arrivo alla scuola, entro e mi trovo nella tipica organizzazione femminile: tutte che urlano e corrono senza meta. Chiedo chi siano le mamme che dovrebbero aiutarmi e cosa dovessi fare... "Sveglia, bellaaaaaaa! Sposta i tavoli e le sedie e porta le buste di cibarie dove va il rinfresco, no?" E le altre mamme? Boh? Solo io... nonostante il male, prendo, sposto tavoli, sedie, buste e scatoloni, mi sale un mal di testa pazzesco, ma vabbè, è per il bene dei bambini... all'alba delle 18.00 arrivano due mamme: "Ma che brava, hai già fatto tutto tu? Potevi anche aspettarci!" e scopro che a loro era stato detto di arrivare alle 18. Mi ritrovo alle fine a spararmi in bocca un oki, senza acqua ne niente perché, nel momento in cui prendo un bicchiere, una maestra mi redarguisce dicendo che si mangia e beve dopo la festa. Io come una cogliona, altra definizione non può essere calzante, obbedisco e tento il soffocamento per inalazione del medicinale, ma almeno, dopo una mezz'ora mi passa un po' di male e magari riesco a godermi la festa. Illusa... hai voluto fare il rinfresco? Fai la cameriera Stefania, stai a guardia delle cibarie e la festa te la godrai in un'altra occasione, quale non si sa, ma vabbè, me la sono cercata! Mi veniva da piangere, tanto è vero che di fronte a una maestra che mi chiede come va, non ce la faccio a essere ottimista e mi esce un: "Quest'anno me lo sono vissuto veramente male!" Occhi sbarrati, dietro front.
Passano i giorni, arriva il colloquio finale, quello che dovrebbe darmi indicazioni su mi figlia, che dovrebbe darmi il "biglietto" per la primaria.
Entro, mi siedo, sorridente, certa che mia figlia è una brava bambina, la maestra prende la parola: "Ma che razza di mamma è una che preferisce la politica al teatrino dei bambini? Ho anche cercato un riavvicinamento ordinando di portarti a bere un caffè, ma tu, da arrogante quale sei, hai rifiutato" Mi si gela il sangue! Capisco istantaneamente che non parleremo di mia figlia, siamo alla resa dei conti e in effetti, la signora mi insulta allegramente finché non entra una collega, lì cambia atteggiamento e mi parla di mia figlia, sono attonita. Mi mette di fronte alla descrizione di una bambina con problemi, grossi problemi e per dimostrare quanto da lei affermato mi racconta di un episodio, successo la settimana precedente, dove mia figlia di fronte a un rimprovero scaglia un giocattolo in legno e colpisce un'altra maestra (non presente al colloquio), mi racconta  di bambini raggelati, chi scoppia in lacrime, mia figlia in preda a una crisi di nervi, la maestra colpita deve ricorrere a del ghiaccio sulla nuca, una situazione apocalittica. Rimango esterrefatta, non me lo sarei mai aspettato da Giada. Chiedo scusa, sono affranta. Continuiamo nel colloquio e mi chiedono come avesse vissuto la mia piccola la gita e altre esperienza, come il "pigiama party" e su questo faccio notare che probabilmente non aveva granché dormito e la maestra mi risponde, paciosamente: "Lo so che non ha dormito tutta notte, l'ho vista, ma XYZ (il figlio della fiammiferaia) piangeva, voleva la mamma e io me lo sono tenuto tutta notte nel lettino con me, lei non faceva nulla l'ho lasciata lì!" Scusa?!!?!? Decido di tergiversare, ormai è chiaro, sto parlando con un imbecille, decido di finirla, le faccio i migliori auguri per gli anni a venire, esco, mi trovo
di fronte mia mamma, che mi aveva accompagnato per tenere Giada e scoppio in lacrime.
Passa qualche giorno, prendo mia figlia e cerco di ragionare con lei sull'episodio del lancio del giocattolo, lei di tutta risposta nega, e mi dice che probabilmente è stata scambiata per qualcun'altro, perché lei non ha mai reagito così. Non so più cosa pensare, mi trovo di fronte a un dubbio atroce e decido di chiedere comunque scusa alla maestra che aveva subito il "danno" e questa di fronte alle mie scuse si mette a ridere, chiedendomi se stavo scherzando, perché quell'episodio non era mai avvenuto. Il giorno dopo ho ritirato mia figlia da scuola. 

mercoledì 22 gennaio 2014

Chi la fà l'aspetti!


Il comportamento di Renzi non mi stupisce, al contrario mi stupisce chi si lamenta di come sta gestendo le cose nel Pd. Quando vinse Bersani, noi della "minoranza" ci trovammo schiacciati dalla "maggioranza" con il chiaro invito a non rompere troppo le scatole. Ora, gli stessi che non hanno rispettato le proporzioni durante il precedente congresso si ritrovano in minoranza e.... apriti cieloooo! Signori e signore se voi aveste rispettato lo statuto del Partito Democratico molto probabilmente non vi trovereste ora in questa situazione. Se voi aveste rispettato le idee dei giovani e della minoranza congressuale non avrebbe vinto, a mio avviso, questo individuo colmo di arroganza. Pertanto prima di urlare allo scandalo guardate cosa avete fatto voi quando eravate "al governo" del partito e quando avrete riconosciuto che siete voi i primi fautori del fallimento di questo partito, cospargetevi il capo di cenere e chiedete scusa a tutti quelli che in questo progetto avevano creduto.