venerdì 15 ottobre 2010

Libertà è anche manifestazione!


Oggi a Lecco ci sarà una cena per 500 delegati italiani e non, capeggiati dalla ministra Brambilla, il fine di questa parata è il rilancio turistico della città. Fin qui tutto bene, visti i problemi economici degli ultimi anni, l'evoluzione turistica potrebbe essere la scelta giusta per un rilancio dell'economia lecchese. Peccato che per fare questa cena venga chiusa al traffico metà Lecco e badate bene, non solo traffico automobilistico, ma anche pedonale. Insomma se oggi dovete passare per Lecco state attenti: se siete in macchina sarete costretti a passare dalla parte "alta" della città, se siete a piedi non avvicinatevi al centro di Lecco o come è stato promesso ad alcuni esponenti politici dell'opposizione: "verrete blindati". Insomma, lasciate che la ministra-reggicalzata faccia il suo show e non rompete le scatole! Peccato che questa chiusura abbia portato i negozianti del centro a reagire alla blindatura affermando (giustamente) che così facendo fanno loro perdere una giornata di lavoro, in un momento, come già ho detto, non roseo per l'economia. Ma consideriamo anche il fronte libertà personale. Perché noi cittadini non possiamo avvicinarci alla nutrita delegazione? Perché ormai si limita la possibilità a manifestare il dissenso? E' ovvio che l'opposizione avrebbe voluto dire qualcosa e una manifestazione simile avrebbe avuto un ottimo eco mediatico, per cui? Minacciamo i probabili contestatori? Dov'è finita la democrazia? Dov'è finita la libertà di manifestazione? Mi sembra di dominio pubblico la deriva antidemocratica del nostro paese, ma chi è contro, chi vorrebbe far sentire la propria voce lo deve fare in silenzio, senza disturbare i teatrino dei nostri governanti, liberi di improvvisare comizi o, come in questo caso, di chiudere completamente una città. Nel momento in cui ci sono all'orizzonte manifestazioni, i nostri governanti fanno terrorismo psicologico, segnalando presunti problemi di violenza a cui potrebbero andare in contro i manifestanti con il chiaro fine di "far passar la voglia" ai moderati che vorrebbero scendere in piazza, ma che temono scontri con la polizia. Polizia che in caso di presunta necessità non attende un attimo in più e aprofitta per alzare i manganelli su chi ha di fronte. Genova è stato l'inizio, da allora ognuno di noi quando deve scendere in piazza un po' di timore lo prova. Ricordo che alla partenza del pullman che ci portava a Roma il 23 marzo 2003, i delegati CGIL distribuirono una kefiah raccomandandoci di non provocare e che se ci fossero stati problemi con la polizia di non attendere, scappare e basta. Fortunatamente non ci furono scontri e tre milioni di lavoratori manifestarono pacificamente in difesa dell'articolo 18, ma dentro ognuno di noi c'era la paura di prendere botte se qualcuno alzava più forte la voce.

Ieri sera ad "Anno zero" Santoro ha cantato "libertà è partecipazione" di Gaber, seguito dal governatore della Lombardia Formigoni, cari, capite il senso del testo della canzone e lasciateci liberi di partecipare e se necessario anche di contestare. Ricordatevi che se lasciate che la gente parli la gente parlerà soltanto, se ci soffocate noi urleremo, se ci limitate con la forza, la reazione sarà per forza violenta: è un principio fisico: ad azione corrisponde reazione.

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