sabato 18 settembre 2010

Mamme alla deriva


Mia figlia ha tre anni e mezzo e questa settimana, finalmente, ha iniziato la scuola dell'infanzia. Sarà che ha già frequentato per due anni l'asilo nido, ma non ho avuto un grosso disagio nel lasciarla a scuola da sola.
Dico questo perché mi sono trovata di fronte a madri piangenti e deliranti nel momento in cui hanno dovuto staccare dalla gonnella il pargolo adorato. In effetti sono già riuscita a farmi riconoscere e odiare: dopo una discussione sulla sofferenza di questi poveri piccoli bimbetti nel dover abbandonare la casetta adorata per raggiungere questo ostile luogo di tortura che sono le materne, mi è uscita la frase caustica: "Ma non avete ancora superato la depressione post-partum?" E' uscita dalla mia bocca senza che me ne rendessi conto, ma non riuscivo più a tollerare queste donnine inermi, che tremanti prevedevano l'ospedalizzazione di bimbi in preda a crisi di anoressia e insonnia per l'abbandono subito. Già le maestre mi avevano avvisato: negli anni hanno spesso vissuto l'esperienza di madri improvvisamente colte da crisi di follia che vagano per la strada di fronte alla scuola piangenti e deliranti. Madri che si nascondono dietro il muro di cinta con l'orecchio teso per poter sentire anche solo un singulto dell'adorato figlioletto e poter così entrare a riprenderlo. Con i miei occhi ho visto le due maestre prendere una il bimbo, l'altra l'essere umano adulto e tirare in direzioni opposte per staccarli e permettere al bimbo di interagire con gli altri compagni di scuola. La madre è rimasta poi fuori dal cancello piangente per un'ora, il bimbo dopo dieci minuti rideva e giocava tranquillo come una Pasqua.
Lo stesso giorno (il secondo giorno di scuola) avevo portato la piccoletta alle 9.00 scoprendo che avrei dovuto portarla alle 10.15, quindi per evitare traumi all'infanta mi chiedono di rimanere almeno un'ora a tenerle compagnia. Con disappunto di entrambe obbedisco, con lei che ogni cinque minuti ripeteva: "Quando te ne vai? Ma te ne vai o no?" Durante quell'ora mi ha stupito una bimbetta che, disubbidendo alle maestre, continuava a correre e urlare. Arriva la madre e la maestra le spiega che la bimba non accetta le regole, che dovrebbe essere abituata ad ascoltare e a fare quello che dice l'adulto. La madre si scusa e conferma la sua difficoltà nel gestire la piccola peste. Il giorno dopo di fronte alle altre madri (in preda alla crisi collettiva) con aria sconvolta esce con:" Ma vi rendete conto che le maestre vorrebbero che io imponessi delle regole a una piccolina di soli tre anni?"
Tutto questo mi fa pensare agli adolescenti fuori controllo: non vorrete dirmi che gli adolescenti sono peggiorati per una deriva genetica, vero? Io sono convinta che questi atteggiamenti morbosi siano la causa delle crisi da teen-ager. Vi rendete conto che un padre si lamentava di aver dovuto chiedere ferie, perché la moglie non era in grado di gestire l'inserimento del figlio da sola? Come si può poi pretendere che la stessa lo educhi? I bambini anche se a soli tre anni sono intelligenti e vedere la propria mamma che scoppia in lacrime al momento del distacco da una parte li fa soffrire, dall'altra gli fa capire che hanno un'arma potentissima tra le mani: la debolezza della madre e statene certi, in un modo o nell'altro la sfrutteranno! Ma le signore mamme con occhi da cerbiattone ferite dicono di non poterne fare a meno... e non si rendono conto che per dimostrare il loro grande cuore stanno rovinando i loro figli e il loro stesso futuro.
Pensateci signore, perché se a sedici anni vostro figlio vi punterà il coltello alla giugulare perché vorrà la nuova versione di play-station... beh probabilmente è per colpa vostra!

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