
Ieri un paracadutista è morto in Afganistan, il trentesimo italiano che cade in questa che ancora viene chiamata missione di pace, ma che di pacifico ha ben poco.
Come ogni volta che muore un militare il grande cuore italiano batte all'unisono, ci si stringe verso la famiglia e lo si seppellisce con le massime onorificenze.
Oggi però un fatto strano è accaduto: la curva del Livorno, durante il minuto di silenzio non è stata zitta, ha fischiato provocando ovviamente un boato di polemica. Il sindaco di Livorno li ha tacciati di essere irrispettosi verso la vita. La vita? Ma andiamo un po' più a fondo nella questione, parliamo di vita, ma perché dobbiamo onorare un militare, morto violentemente, all'estero, ma anch'egli sul lavoro, come ogni giorno accade in Italia a lavoratori la cui vita è dignitosa tanto quanto quella dei soldati in forza al nostro esercito. Perché quando muore un lavoratore il suo nome scompare, diventa solo un numero da aggiungere alla lista delle morti bianche, alla mera statistica, nessuno gli fa onore e lo si sotterra nell'indifferenza generale? Eppure anche i lavoratori sono esseri umani, anche gli operai fanno servizio per il bene comune, che differenza c'è tra loro e i militari? Perché gli operai devono sentire ogni giorno porcate come quella di Tremonti che dice che la legge 626 è un lusso e nel contempo vedere che chi ha scelto di imbracciare le armi viene onorato? Io non credo che ci siano persone di serie A e persone di serie B: siamo tutti esseri umani, con gli stessi diritti e gli stessi doveri, non importa che lavoro facciamo, non importa il colore della pelle, non importa se maschio o se femmina, siamo tutti degni di rispetto, dobbiamo piantarla di farci gettare fumo negli occhi da questo governo di burattini in mano al sig. Berlusconi che non fa nient'altro che dimostrare che gli uomini devono usare la forza e le donne l'avvenenza per avere ragione. Stiamo degenerando tutti: semplifichiamo i fatti, vediamo solo la buccia, non andiamo al nocciolo, ci preoccupiamo solo di come si fanno le cose e non del perché le si fanno. Se ricominciassimo ad ascoltare ci renderemmo conto che i leghisti dicono le cose bene, ma dicono una sequela di cazzate. Che al governo abbiamo farlocchi intenti a soddisfare il premier nelle sue richieste più astruse, a farlo rimanere fuori dal carcere, che firmano leggi senza nemmeno sapere cosa c'è scritto, che se ne fregano dei lavoratori perché sono troppo impegnati a preoccuparsi delle aziende del capo. Non abbiamo un ministro dello sviluppo economico da 137 giorni e speriamo che l'economia riparta, senza renderci conto che di sviluppo se ne stanno occupando, ma non di quello dell'Italia, quello del loro conto in banca. Rendiamoci conto di una cosa: il divario tra ricchi e poveri è sempre più ampio e insanabile, solo che ci tengono buoni con programmi tv sempre più volgari e da cerebrolesi. Chi si lamenta viene accusato di essere comunista o di non avere sensibilità, picchiato e insultato, passato sotto silenzio se possibile, un po' come si faceva durante il ventennio, ma che ci caschino anche quelli di centro-sinistra è grave: cerchiamo di ragionare prima di sparare la prima cosa che ci passa per la testa!
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