
Sono due giorni che ci penso e alla fine mi chiedo perchè aspettare prima di dire cosa penso del referendum a Pomigliano.
Io ho il mio ricordo di assemblee sindacali, dove l'emergenza era presa come tale solo verbalmente, poi nei fatti nessuno era pronto ad agire per combattere per i diritti di tutti, non solo i propri.
Quando qualche anno fa si discuteva di articolo 18, nel momento in cui se ne parlava erano tutte stupite dalle richieste del governo. Dico tutte perchè parlo di call-centre e la presenza maschile è risicata. Nel momento in cui si proponeva uno sciopero poche erano disposte a perdere il salario per quella giornata o a metterci la faccia con i capi, dato che c'era speranza di crescita in azienda, ovvio che farsi vedere riottose non era una buona nota sul curriculum. Alla fine in piazza non c'era nessuno, assente dal lavoro una percentuale di poco più alta. La cosa che mi stupiva di più nelle colleghe contro le idee del sindacato era il "mai avrebbero agito contro morale", peccato che poi le stesse si siano ritrovate vendute dall'azienda madre verso una minore, con minori agevolazioni e minori prospettive di crescita. Al momento boccheggiano dallo stress.
Vista questa esperienza e il fatto che siano passati anni in cui la coscienza del sindacato e della politica sono peggiorati e la crisi economica è ormai evidente a tutti mi chiedo a cosa serva un referendum in una fabbrica per la discussione del contratto. I lavoratori e le lavoratrici molto probabilmente hanno votato pensando alla disoccupazione, non ai diritti. Non gliene frega niente se potranno stare a casa in malattia o meno, pensano a curare la propria famiglia con i soldi di uno stipendio! Che cosa volete che votino? Non prendiamoci per i fondelli, la gente ha paura di perdere tutto e deludere le aspettative delle persone con cui ha deciso di dividere una vita, cosa volete che scelga?
L'ennesima spada di Damocle sulla democrazia.
Quando qualche anno fa si discuteva di articolo 18, nel momento in cui se ne parlava erano tutte stupite dalle richieste del governo. Dico tutte perchè parlo di call-centre e la presenza maschile è risicata. Nel momento in cui si proponeva uno sciopero poche erano disposte a perdere il salario per quella giornata o a metterci la faccia con i capi, dato che c'era speranza di crescita in azienda, ovvio che farsi vedere riottose non era una buona nota sul curriculum. Alla fine in piazza non c'era nessuno, assente dal lavoro una percentuale di poco più alta. La cosa che mi stupiva di più nelle colleghe contro le idee del sindacato era il "mai avrebbero agito contro morale", peccato che poi le stesse si siano ritrovate vendute dall'azienda madre verso una minore, con minori agevolazioni e minori prospettive di crescita. Al momento boccheggiano dallo stress.
Vista questa esperienza e il fatto che siano passati anni in cui la coscienza del sindacato e della politica sono peggiorati e la crisi economica è ormai evidente a tutti mi chiedo a cosa serva un referendum in una fabbrica per la discussione del contratto. I lavoratori e le lavoratrici molto probabilmente hanno votato pensando alla disoccupazione, non ai diritti. Non gliene frega niente se potranno stare a casa in malattia o meno, pensano a curare la propria famiglia con i soldi di uno stipendio! Che cosa volete che votino? Non prendiamoci per i fondelli, la gente ha paura di perdere tutto e deludere le aspettative delle persone con cui ha deciso di dividere una vita, cosa volete che scelga?
L'ennesima spada di Damocle sulla democrazia.