Ieri sera mi sono ritrovata a casa dei miei vicini, una coppia splendida, due persone con cui vale la pena passare le proprie serate, ma con noi c'era il cuggino di uno di loro, un individuo allucinante, con il mio compagno mi sono ritrovata a dire che mai avevamo conosciuto un essere così strano. Va bene, ha grossi problemi di svariato genere, ma di una rigidità mentale che ho trovato in poche persone. Leghista, ovviamente, mi sentirei di dire! Quando sono tornata a casa mi sono messa a pensare a come si può far cambiare idea a certe persone e automaticamente ho pensato che è impossibile, ma bisogna lavorare su chi ha una elasticità mentale meno simile a quella di un cubo di marmo! Dove sta l'inghippo della questione leghismo? Da una parte sulla deviazione mentale dovuta a un'informazione televisiva che pone in risalto solo ed esclusivamente le differenze e la negatività degli stranieri, non ti spinge a pensare, ti spinge solo ed esclusivamente a chiudere i boccaporti per non farsi trascinare dalla marea nera, dall'altra sulla semplicità del ragionamento odio e rifiuto. Secondo me il metodo migliore per convivere è aprirsi mentalmente verso chi viene da culture differenti dalla nostra.
Proviamo a pensare come stiamo noi quando ci trovamo di fronte a persone differenti da noi, non dico solo stranieri, anche italiani, ma che semplicemente hanno abitudini a noi opposte. Se l'altro cerca di mediare accettiamo, se si chiude ponendosi in un ruolo di superiorità noi facciamo altrettanto! Allora proviamo a pensare a un uomo o una donna che ha vissuto in una società con regole completamente differenti dalle nostre, come può sentirsi se noi lo emarginiamo e ci poniamo dalla parte della ragione solo perchè siamo abituati a vivere in Italia? Sono convinta che si chiude, tende a cercare la compagnia di connazionali e odia una società che lo rifiuta.
Proviamo poi a pensare quando noi italiani siamo all'estero per periodi più o meno lunghi: primo cerchiamo ristoranti italiani, perchè ci poniamo al di sopra delle abitudini straniere, dicendo che la cucina italiana è la migliore, quando magari non abbiamo nemmeno provato quella del paese in cui siamo; secondo cerchiamo altri italiani per poterci esprimere nella nostra lingua madre e parlare di argomenti condivisi; terzo critichiamo lo stile di vita, il modo di vestire degli indigeni. Quindi, perchè uno che è nato e cresciuto in un altro paese non dovrebbe fare lo stesso quando è in Italia? Per lui la normalità è un altra, sta a noi cercare di inserirlo nel nostro paese, fargli capire che le nostre regole, le nostre leggi magari nel suo paese sono inaccettabili, ma se vuole essere accettato deve accettarle, così come noi dovremmo cercare di ascoltare le loro rimostranze su atteggiamenti che noi abbiamo per abitudine e per loro sono difficili da accettare. Perchè dobbiamo forzare la mano perchè loro accettino tutte le nostre regole e noi non cerchiamo di comprendere e accettare che se uno è abituato a comportarsi con delle regole è indubbiamente difficile "uscirne". Ho già scritto di questo qualche mese fa e non riesco a darmi pace che ci siano persone che non riescono a mettersi nei panni degli stranieri e per questo li odiano a priori.
Una delle obiezioni più frequenti è: "ma se io vado al loro paese e non seguo le loro regole mi linciano", vero, ma allora se loro fanno un errore noi lo dobbiamo ripetere per vendetta? Ci dichiariamo migliori, più civili, più aperti e poi dobbiamo seguire le regole che per noi sono la dimostrazione della loro "inferiorità" per quale motivo? Se veramente siamo "migliori" dimostriamolo! I paesi che si sono dimostrati più aperti sono quelli che ora hanno meno problemi con l'immigrazione. L'esempio delle banlieu non sussiste per il semplice fatto che gli extracomunitari che si sono ribellati erano proprio gli emarginati, non gli integrati! Ma è ovvio: se io sto bene dove sto non faccio casino, se sto male cerco di cambiare le cose, se non posso farlo con le parole lo faccio con i gesti, se i gesti di umanità non servono passo alla violenza; allora non è meglio il solito prevenire?
Ma la seconda grossa domanda è: come diamine faccio a far cambiare idea a chi guarda la tv e crede che l'informazione che ci danno sia lo specchio della realtà? Un'idea che mi era venuta è quella di fare un incontro interculturale, ma quanti leghisti accetterebbero il confronto se la prima risposta che ti danno è: "mi fanno schifo, mi rifiuto"? Sarebbe come buttare una tazzina di sale nel lago nella speranza che si trasformi in mare! Devo cambiare l'informazione, ma come faccio se ai governanti va bene così: mantenere la gente timorosa e ignorante per rimanere al governo? E' un serpente che si morde la coda, ma io la speranza non la perdo, a costo di prenderli uno a uno e ragionarci. Vivo di utopia probabilmente, ma sono convinta che come un onda, ne cambio uno, quell'uno parlerà con altri 5, quei 5 con altri 25 e alla fine ce la faremo, li porteremo a ragionare e ad avere un'Italia migliore!
Proviamo a pensare come stiamo noi quando ci trovamo di fronte a persone differenti da noi, non dico solo stranieri, anche italiani, ma che semplicemente hanno abitudini a noi opposte. Se l'altro cerca di mediare accettiamo, se si chiude ponendosi in un ruolo di superiorità noi facciamo altrettanto! Allora proviamo a pensare a un uomo o una donna che ha vissuto in una società con regole completamente differenti dalle nostre, come può sentirsi se noi lo emarginiamo e ci poniamo dalla parte della ragione solo perchè siamo abituati a vivere in Italia? Sono convinta che si chiude, tende a cercare la compagnia di connazionali e odia una società che lo rifiuta.
Proviamo poi a pensare quando noi italiani siamo all'estero per periodi più o meno lunghi: primo cerchiamo ristoranti italiani, perchè ci poniamo al di sopra delle abitudini straniere, dicendo che la cucina italiana è la migliore, quando magari non abbiamo nemmeno provato quella del paese in cui siamo; secondo cerchiamo altri italiani per poterci esprimere nella nostra lingua madre e parlare di argomenti condivisi; terzo critichiamo lo stile di vita, il modo di vestire degli indigeni. Quindi, perchè uno che è nato e cresciuto in un altro paese non dovrebbe fare lo stesso quando è in Italia? Per lui la normalità è un altra, sta a noi cercare di inserirlo nel nostro paese, fargli capire che le nostre regole, le nostre leggi magari nel suo paese sono inaccettabili, ma se vuole essere accettato deve accettarle, così come noi dovremmo cercare di ascoltare le loro rimostranze su atteggiamenti che noi abbiamo per abitudine e per loro sono difficili da accettare. Perchè dobbiamo forzare la mano perchè loro accettino tutte le nostre regole e noi non cerchiamo di comprendere e accettare che se uno è abituato a comportarsi con delle regole è indubbiamente difficile "uscirne". Ho già scritto di questo qualche mese fa e non riesco a darmi pace che ci siano persone che non riescono a mettersi nei panni degli stranieri e per questo li odiano a priori.
Una delle obiezioni più frequenti è: "ma se io vado al loro paese e non seguo le loro regole mi linciano", vero, ma allora se loro fanno un errore noi lo dobbiamo ripetere per vendetta? Ci dichiariamo migliori, più civili, più aperti e poi dobbiamo seguire le regole che per noi sono la dimostrazione della loro "inferiorità" per quale motivo? Se veramente siamo "migliori" dimostriamolo! I paesi che si sono dimostrati più aperti sono quelli che ora hanno meno problemi con l'immigrazione. L'esempio delle banlieu non sussiste per il semplice fatto che gli extracomunitari che si sono ribellati erano proprio gli emarginati, non gli integrati! Ma è ovvio: se io sto bene dove sto non faccio casino, se sto male cerco di cambiare le cose, se non posso farlo con le parole lo faccio con i gesti, se i gesti di umanità non servono passo alla violenza; allora non è meglio il solito prevenire?
Ma la seconda grossa domanda è: come diamine faccio a far cambiare idea a chi guarda la tv e crede che l'informazione che ci danno sia lo specchio della realtà? Un'idea che mi era venuta è quella di fare un incontro interculturale, ma quanti leghisti accetterebbero il confronto se la prima risposta che ti danno è: "mi fanno schifo, mi rifiuto"? Sarebbe come buttare una tazzina di sale nel lago nella speranza che si trasformi in mare! Devo cambiare l'informazione, ma come faccio se ai governanti va bene così: mantenere la gente timorosa e ignorante per rimanere al governo? E' un serpente che si morde la coda, ma io la speranza non la perdo, a costo di prenderli uno a uno e ragionarci. Vivo di utopia probabilmente, ma sono convinta che come un onda, ne cambio uno, quell'uno parlerà con altri 5, quei 5 con altri 25 e alla fine ce la faremo, li porteremo a ragionare e ad avere un'Italia migliore!
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